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Città di Cattolica privata della democrazia qualificata

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Tratto da La Voce del 9 febbraio 2011

CATTOLICA – (epi) Pur dovendo amministrare una città di 16mila abitanti, restando nella residenza municipale non più di 3 o 4 giorni la settimana, c’è da dire che il commissario prefettizio De Franco trova il tempo anche per modificare lo Statuto comunale.
Infatti la sua prima deliberazione del 2011 riguarda proprio un atto che ai più, e noi tra quelli, appare più politico che gestionale. Infatti il Commissario è andato a modificare (“nell’esercizio delle competenze e dei poteri del Consiglio Comunale, conferitegli dal Prefetto di Rimini con decreto del 19/11/2010” l’art. 18 dello Statuto comunale di Cattolica approvato nel lontano 1991. Cosa diceva questo articolo?
Che per approvare “l bilanci, i mutui, i piani finanziari, i piani regolatori e le loro variazioni debbono essere approvati a maggioranza assoluta dei componenti (il Consiglio comunale, ndr)”.
Tanto per capire meglio: questi provvedimenti dovevano avere il voto favorevole di 11 dei 21 (20 consiglieri più il sindaco) eletti.
Un articolo sicuramente approvato per far sì che momento e passaggi così delicati per la vita amministrativa e politica di un comune potessero godere di una maggioranza forte e che, per certi versi, sembrassero anche un “atto di fiducia ” verso chi sedeva in Giunta.
Questo articolo 18, per la verità era già stato contestato con richiesta di cambiamento proprio dall’ultimo sindaco, Marco Tamanti, che lo voleva modificare avendo sperimentato “in aula” la difficoltà di avere il voto favorevole dei suoi 12 consiglieri (più il suo) .
Forse questa richiesta non era mai giunta alle orecchie del commissario, ma chi al momento lo consiglia dentro Palazzo Mancini ha ben pensato di fargli notare, come in effetti è, che una successiva delibera del Consiglio di Cattolica (del 1997 e relativa al Regolamento di Contabilità), e il “Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli Enti Locali” (del 2000), prevedono la “maggioranza semplice”. Così il Commissario, pur avendo molto da fare per gestire il paese, ha trovato il tempo per abrogare un comma dello Statuto comunale, usando come “scolorina” una delibera del 1997 e il Testo Unico del 2000.
Così ora i Bilanci e, soprattutto, i Piani Regolatori (ora Piani strutturali) potranno essere approvati con la maggioranza semplice: ovvero la metà più uno dei presenti in Consiglio. In pratica basteranno 6 voti su 11 presenti per cambiare volto al paese oppure per far approvare il Bilancio. Forse per questo i “saggi consiglieri” del passato non avevano mai pensato di cambiare lo Statuto.