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Segretario Pd, uomini sull’orlo di una crisi di nervi

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Nuovo segretario del Pd

 

Tratto da la Piazza di luglio 2010

POLITICA
Allegro ma non troppo
di Ecci

Segretario Pd, scene di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi. Si potrebbe parafrasare così l’infuocato giugno (nonostante la temperatura autunnale), lo scontro interno al partito. Nella bacheca della sede in via Amici campeggiavano due manifesti con la scritta: “Il Pd c’è!“. Un po’ sullo stile “Per fortuna che Silvio c’è!” del Pdl, o delle vecchie scritte che si leggevano sotto i cavalcavia dell’autostrada, “Dio c’è“. Si diceva ad opera dei Testimoni di Geova. Insomma, ancora un Pd tutto intento a contemplare il proprio ombelico, spacciandolo, come dice Jovanotti nella canzone, per l’ombelico del mondo

Ricostruiamo l’evento attraverso la lettura dei titoli dei quotidiani locali: “Cento tessere in più per il Pd: sono gli avversari del sindaco“. E già qui ci sono le prime inquietanti avvisaglie per il gruppo Tamanti & Gabellini.

Un passo indietro: dopo l’affermazione del candidato Marco Tamanti nelle primarie e la successiva vittoria elettorale, questo gruppo, come si usa dire, non fece prigionieri. Insomma, fece man bassa di poltrone e incarichi, asseragliandosi in Comune e nel partito. I cosiddetti dissidenti furono dispersi ed emarginati. Ma… la sete di vendetta covava…

Pd, volano stracci e insulti alla riunione per la segreteria” -“Pd, la guerra dei quattro candidati” – “Il dibattito tradisce le divisioni interne del Pd sulla segreteria“. Spuntano allora quattro candidati: due tamantiani (Mirko Ferrara, alias al giovne antìgh e Franco Tura, alias l’antìgh cal fa al giovne) e due ‘antitamantiani’ (Andrea Parma, alias al dutor di matt e Giuseppe Prioli, alias l’uomo che sussurrava alle cozze).

La notte del Pd: è guerra tra Prioli e Tura” – “Fuori i giovani, largo ai vecchi. Parma e Ferrara rinunciano alla corsa per la segreteria Pd. Restano le ‘cariatidi’ Franco Tura e Giuseppe Prioli“.

Dunque, vista la determinazione e la moltiplicazione delle tessere dei cosiddetti dissidenti, Mirko Ferrara abbandona per Franco Tura (va avènti té che ma mé um scapa da rid). Anche il giovane Andrea Parma, visto le tensioni e le gravi lacerazioni interne al partito, lascia a favore del sempre fedele al partito a prescindere, Giuseppe Prioli.

Prioli vince la corsa alla segreteria. Alle urne sconfigge Franco Tura con 124 voti contro 54. Una elezione preceduta da baruffe e litigi” – “Segreteria Pd, vince Giuseppe Prioli: la corrente Tamanti finisce all’angolo

Il match se lo aggiudica Giuseppe Prioli che stravince su Franco Tura e coglie subito l’occasione per mandare un messaggino: “Prioli: l’amministrazione è insicura e questo la rende un po’ debole“.

L’ala dei don Biagio boys si sente spiazzata, anche perché un centinaio di iscritti, quasi tutti tamantiani, non sono andati a votare. Una persona normale farebbe subito una riflessione autocritica: sarà l’effetto negativo di una giunta Tamanti ormai impresentabile agli occhi dei cittadini. Ma c’è chi la vede diversamente: “Astorre Mancini: una vera restaurazione. Io non sono l’uomo per tutte le stagioni . Votazione scorretta e irregolare che Venturi non ha gestito“.

Contro Mancini si levano alcune voci: “Andrea Venturi: Mancini non sa perdere” – “Pietro Pazzaglini: le parole di Mancini mi sembrano da vecchio marpione della politica“.

Arrivano altri segnali poco concilianti dai cosiddetti dissidenti, che ormai dovrebbero essere considerati ex, visto che ora hanno in mano il partito e possono cuocere a fuoco lento Tamanti, la sua giunta e i suoi consiglieri di maggioranza.

Nuovo corso del Pd: via tre assessori. Sulla graticola Gerboni, Palmacci e Angelini. Tura denuncia irregolarità nella votazione” – “Con l’arrivo di Prioli l’incubo rimpasto“.

Il sindaco Tamanti accenna una timida difesa della sua giunta, ma sa che dovrà, forse, passare mesi di fibrillazione. Il partito Pd vuole contare molto di più sulle scelte dell’amministrazione. E poi ci sono troppi assessori che i pèr di pèss tal pajèr. Senza dimenticare quel sesto assessore da nominare…

Tamanti difende i suoi assessori che rischiano il posto“.

E il nuovo segretario che fa? Lo sta aiutando l’estate, perché l’attività politica si attenua. Ma non è dello stesso avviso la città con i suoi cittadini (e turisti), che invece avrebbe bisogno più impegno e idee da parte di chi governa.

Prioli esclude ‘ribaltoni’ nella giunta. Tamanti frena“.

Va a finire che per il bene della giunta e del partito (il tutto spacciato ovviamente come per il bene della città), si crei una sorta di immobilismo (un tira a campè), appesantito da compromessi e cazzeggiamenti vari.

Al dgiva Pacasòn: u n’amaza più li patachèdie che la spèda…

Le pagelle del consiglio comunale

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Più che un giallo un film horror

Tratto da il Corriere Romagna del 7 Febbraio 2010

CATTOLICA.

Otto mesi di amministrazione e tanti problemi ancora irrisolti per Cattolica. A Palazzo Mancini è tempo di voti e primi bilanci.

Tamanti 5. 

La gestione dell’affare Casa Cerri è sicuramente il punto più dolente di un attività amministrativa che comunque non è mai parsa sicura e che, al contrario, dà piuttosto l’idea di vivere affrontando i problemi del quotidiano, senza un progetto. Non si mettono in discussione la buona volontà e l’onestà del sindaco Marco Tamanti, ma nei primi otto mesi si è segnalato solo per la politica dei tagli alle spese di manutenzione, del “pasticcio” PromoCattolica e della scarso peso politico avuto nelle trattative per il molo di levante, infrastruttura che probabilmente anche per quest’estate non vedrà la luce. Oltre alle continue amnesie su ciò che succede lontano dal suo ufficio.

Giunta (Tonti, Palmacci, Gerboni, Angelini): non giudicabile.

Ad eccezione dell’assessore alle politiche sociali, Astorre Mancini, difficile essersi accorti della presenza dei quattro nuovi amministratori che si segnalano solo per la loro assenza e i loro silenzi. Da Casa Cerri (Palmacci-Angelini) a PromoCattolica (Gerboni) fino ai tagli nel bilancio (Tonti) tutti e quattro gli assessori hanno utilizzato il sindaco Tamanti come “parafulmine”, senza mai metterci la faccia. E l’aver mantenuto il doppio lavoro, per alcuni di loro, non aiuta di certo.

Mancini: 6,5.

L’avvocato – assessore brilla nel buio dell’attuale giunta. Regolamento per l’inquinamento acustico e per l’occupazione del suolo pubblico, giro di vite sui furbetti delle case popolari, Centro per famiglie, Rsa Vici – Giovannini solo per citare alcune delle questioni su cui si è speso in prima persona. Sull’efficacia delle iniziative intraprese qualcuno avrà da ridire ma intanto Mancini c’è. E a Palazzo Mancini di questi tempi, non è roba da poco.

Cono Cimino (capogruppo Pdl): 6,5.

Aver portato otto mesi fa, Cattolica ad un passo da un cambiamento “storico” rispetto ai suoi soliti orientamenti politici, è già un grande merito. In più ci aggiunge la solita puntuale presenza in consiglio. E in città si fa sempre più largo, fra gli elettori del Pd, la convinzione di aver fatto eleggere il candidato sbagliato.

Pietro Pazzaglini (capogruppo lista “Io amo Cattolica”): 6.

L’ex sindaco, comprensibilmente, fatica ancora a calarsi nei panni del consigliere. Appare demotivato ma merita una nota di merito per non essere scivolato su polemiche, che a Cattolica sarebbero potute diventare ben più rumorose dopo la sospensione del Pd.

Enrico Del Prete (capogruppo Arcobaleno): 6,5.

La lista civica deve ancora riprendersi dalla “bruciante” sconfitta elettorale. Ma l’addio di Alessandro Bondi pare sia stato metabolizzato senza troppa difficoltà. Il partito si sta spostando dai troppi voli pindarici del suo ex leader ai problemi più concreti. L’opera di ricostruzione spetta a Del Prete, che tra l’altro qualche segnale di dialogo, specie su argomenti come il fondo da 16mila euro per i precari disoccupati, lo ha già dato.

di Luca Fabbri