Arcobaleno Cattolica

Legalità, Trasparenza, Partecipazione, Solidarietà

Posts Tagged ‘La Piazza

HA DA VENI’ ER COMMISSARIO…

leave a comment »

commissariamento

Tratto da La Piazza di novembre

– C’è grande caos (casén) nel Pd, da anni. Cambiano (us fa pri dì…) gli attori, ma c’è un virus che attanaglia tutti. Il fatto nuovo: qualcuno non mette più al centro il partito a tutti i costi, ma giudica le persone e i fatti concreti. Questi “marziani” sono 5 consiglieri di maggioranza firmatari della mozione di sfiducia e 4 assessori che hanno staccato la spina. Hanno avuto un bel coraggio, perché stanno pagando sulla loro pelle una campagna di denigrazione pubblica al grido di “traditori” e minacce di espulsione. Jezza Maria!…

Cos’è oggi il Pd cattolichino? Una marmellata insapore e incolore autoreferenziale che frena la città. Oggi il sindaco Tamanti è diventato il centro del frullatore delle contraddizioni e conflitti del partito. T’è vu’ la tu galéna!…

Tamanti, dopo una campagna elettorale più che insipida, vince per appena 300 voti. Si capisce subito che qualcosa non funziona. La più vigile è l’assessore Roberta Bacchini che molla la barca poco dopo. La giunta va avanti ma è subito travolta dal proprio immobilismo mentre in città monta la protesta e la delusione. 14 mesi dopo abbandonano altri 3 assessori: Astorre Mancini, Alessandra Angelini e Mauro Palmacci. Insomma il gruppo che voleva il cambiamento si sfalda e si smarca. La bèrca la è ti pèl…

I consiglieri di maggioranza Gianfranco Andreani, Marco Barulli e Alberto Cenci pensano che non sia giusto andarsene alla chetichella, e danno vita ad una mozione di sfiducia al sindaco Tamanti. “…L’inadeguatezza del Sindaco rispetto agli obiettivi di riforma del modo di amministrare e di far politica, nonché programmatici, rappresenta un motivo politico di profonda delusione, dovendo amaramente riconoscere che il progetto di rinnovamento – pur tra le previste difficoltà – non ha incontrato la necessaria autorevolezza nel suo principale interprete politico…”. Ciapa su!…

Se la mozione verrà votata da almeno 11 consiglieri: tutti a casa e arriva un commissario per traghettare il Comune ad elezioni anticipate. Al giogh dl’uva, ognun ma chèsa sua…

Ma ecco il terrorismo mediatico: “L’assessore Russomanno: ‘Cattolica non va commissariata, verrebbero bloccati tutti i progetti e i finanziamenti per la città” – “L’assessore Arduini: ‘Una sventura la mozione di sfiducia’” – “Tamanti: ‘Non ho paura di cadere, sarebbe la città a pagare’” (perché fin adèss chi ha paghé Fracazzo di Orbetello?). Poi le dichiarazioni catastrofiche del segretario Prioli, ovviamente sempre in nome del bene della città.

Ma è veramente una sventura l’arrivo di un commissario? Intanto lui e la sua squadra sarebbero pagati dal governo. Per almeno 6 mesi risparmi assicurati sui compensi di sindaco, assessori, consiglieri, staff, portavoce e quant’altro. Un commissario “libero” potrebbe portare alla luce la vera situazione del debito diretto e “indiretto”, chiuderemmo quella cosa inutile che si chiama Istituzione. Potrebbe dare un’occhiata a qualche fascicolo “discusso”, riorganizzare la macchina comunale… Insoma, al pudria es un bèl cacianès…

Incontro con don Andrea Gallo| Venerdì 3 settembre ore 21.00 – Villa Mussolini Riccione

leave a comment »

“Io ho anche un quinto Vangelo, quello di De Andrè” (Don Andrea Gallo)

La sua cattedrale è la strada, i suoi insegnanti prostitute, barboni, tossici, tutte quelle vite perdute che sono anime salve. Don Andrea Gallo è da cinquant’anni un prete da marciapiede, da trentanove il fondatore della “Comunità di San Benedetto al Porto di Genova”, che accoglie chi ha bisogno e chi vuole trovare un punto da cui ripartire a nuova vita. Con “Cosi in terra, come in cielo” don Gallo racconta la sua personale saga accanto agli ultimi, i suoi dissensi da una Chiesa che pure ama e a cui sente di appartenere, sviscera con ironia e preparazione le sue posizioni ribelli su temi quali il testamento biologico, l’immigrazione, la liberalizzazione delle droghe, l’aborto. Nel suo “camminar domandando” fa bizzarri incontri con monsignori, politici, transessuali, giovani inquieti, zelanti fedeli che non credono e atei che invece sperano, artisti come Vasco Rossi e Manu Chao. Lui, ottantaduenne che viaggia in direzione ostinata e contraria e che nonostante i molti meriti resta orgogliosamente un prete semplice, sgrana il rosario laico di Fabrizio De André, raccoglie le storie di bassifondi e vicoli che tanto somigliano a quelle delle Scritture, cerca l’efficacia storica del messaggio evangelico e impasta mani e cuore nelle realtà più dolorose, lavorando senza risparmiarsi affinché questa terra diventi cielo. Un prete “prete”, anarchico, discusso, amatissimo.
Intervistato da : Giovanni Cioria direttore de “La Piazza della Provincia”

Intervista a Fausto Bersani Greggio

leave a comment »

(Tratto da La Piazza di agosto)
PERCHE’ SONO CONTRARIO AL NUCLEARE… CHE CI VIENE PROPOSTO
di Fausto Bersani Greggio (Professore di Fisica e consulente della Federconsumatori della provincia di Rimini)
– Negli ultimi tempi si sente sempre più insistentemente parlare di ritorno al nucleare, ritorno che sembra ormai cosa fatta a dispetto anche del risultato del referendum del dopo Chernobyl con il quale l’Italia all’epoca si tirò fuori dalla corsa verso questo tipo di risorsa energetica.
Personalmente, pur essendo un fisico, o forse dovrei dire, proprio perché sono un fisico, mi trovo ad essere contrario al nucleare che ci viene proposto, anche se non al nucleare in generale.
I motivi vanno da quelli economico – gestionali fino a quelli legati alla tutela ambientale e sanitaria ed in questo articolo ve li illustrerò muovendomi su un piano squisatamente tecnico, basandomi solo su dati scientifici, lasciando ad altri il compito di percorrere i sentieri delle mistificazioni politicamente corrette.
Domanda ed offerta
L’evoluzione nel tempo della domanda di Uranio, materia prima degli attuali reattori nucleari, ha subìto una crescita pressoché costante dalla metà degli anni ’50 ad oggi, mentre la produzione ha raggiunto il suo picco massimo nel 1980 per poi subire una sensibile flessione che ci ha riportato ai livelli degli anni ’60 -’70, periodo nel quale la produzione aveva scopi quasi esclusivamente militari.
Oggi la produzione di Uranio è nettamente al di sotto della domanda. Ne è conferma il fatto che i costi, che avevano raggiunto i minimi storici negli anni ’90, hanno ricominciato a salire ed i dati del World Energy Council del 2007 ci attestano una crescita del 700% aggiornata al 2006 e raggiunta in soli quattro anni.
Non solo, ma tale produzione pone l’Europa in uno stato di sudditanza economica non dissimile a quella già in atto nei confronti dei paesi esportatori di Petrolio. Infatti circa il 23% dell’Uranio proviene dall’Australia, il 30% dal Canada ed il 10% dal Kazakistan. Percentuali minori riguardano gli USA e alcuni stati africani.
Tra i primi 15 detentori di riserve di Uranio non vi è un solo paese dell’Unione Europea. Inoltre, dato da non trascurare, da 30 anni non si progettano nuovi impianti né negli USA né in Europa; solo 30 nuovi impianti sono in costruzione nel mondo e non riusciranno certo a rimpiazzare le centrali che hanno già raggiunto l’età della pensione. Incidentalmente la loro permanenza in attività, per una legge di natura1, non può far altro che aumentare il rischio di qualche mal funzionamento.
Infine non va sottovalutato il fatto che i tempi costruzione di una centrale si aggirano intorno ai 10 anni con un tempo di ritorno (payback time), ossia un tempo necessario affinché l’impianto restituisca l’energia spesa per fabbricarlo, prossimo ai 7 anni con enormi oneri finanziari in termini di interessi passivi, tutto ciò a fronte della previsione in base alla quale l’Uranio è destinato a scarseggiare entro 35 – 40 anni.
Quindi pensare al nucleare come ad una risorsa sicura, economicamente vantaggiosa ed in grado di condurre all’autosufficienza energetica europea, se non adirittura italiana, mi pare costituisca un’ipotesi decisamente utopistica.
La gestione delle scorie
Gli impianti nucleari, durante il loro funzionamento, generano scorie, anch’esse altamente radioattive la cui gestione negli anni si è rivelata alquanto complessa, oltre che dispendiosa.
Innanzi tutto, le scorie a più elevata temperatura devono essere conservate per almeno 10 anni in appositi impianti di raffreddamento. Successivamente vanno individuati depositi con caratteristiche particolari per uno stoccaggio definitivo. Durante queste fasi delicate sono stati documentati decine di casi di perdite nell’ambiente di materiale pericolosissimo per la salute come ad esempio il Plutonio, praticamente assente in natura, fatta eccezione per la sua sintesi nei reattori nucleari.
E’ sufficiente inalarne un milionesimo di grammo per sviluppare un cancro al polmone. La sua radioattività è tale per cui è necessario attendere ben 24.000 anni per dimezzare una data quantità iniziale. Una centrale avente una potenza da1.000 MW (MegaWatt)2  produce qualcosa come 30 ton (tonnellate) all’anno di Plutonio. L’Europa genera scorie complessivamente per circa 2.700 ton/anno, delle quali 27 sono di Plutonio. Dall’nizio dell’era atomica, cioè dai primi anni ’50, sono state prodotte a livello mondiale circa 1.500 ton di Plutonio, ossia più di 2 milioni di dosi carcinogeniche per abitante del pianeta Terra.3 
Il caso degli USA è emblematico circa la situazione in cui versano le nazioni nuclearizzate: nel 1978 il governo americano individuò un bunker naturale posto nel deserto del Nevada, Yucca Mountain, sito a circa 150 km da Las Vegas, il quale dovrebbe diventare il deposito definitivo delle scorie a livello nazionale. L’uso del condizionale è d’obbligo in quanto la data presunta per l’inizio della riposizione di questa pesante eredità energetica dovrebbe essere il 2017.
Le garanzie di sicurezza sono di 10.000 anni, comunque un tempo inferiore al tempo di dimezzamento del Plutonio, i costi si aggireranno intorno ai 75 miliardi di dollari, ma soprattutto la capacità non andrà oltre le 70.000 ton, parametro del tutto insufficiente in quanto gli USA, nel 2017, avranno raggiunto un totale di 85.000 ton di scorie, quindi il deposito di Yucca Mountain è già virtualmente pieno ancor prima della sua inaugurazione.
Lo stesso trasporto in sicurezza delle scorie, dalle centrali fino ai depositi, attraversando aree antropizzate risulta un problema di non facile soluzione.
Purtroppo per decenni le profondità marine sono diventate delle vere e prorpie discariche nucleari e, anche se tale pratica è bandita a livello internazionale, esistono sospetti circa la sua reiterazione, magari grazie anche alla complicità di organizzazioni criminali senza scrupoli le quali si possono arricchire a fronte di gravissimi reati ambientali.
Il nucleare non serve per contrastare il caro-petrolio
Il fabbisogno energetico europeo è costituito per ¾ (75%) dal consumo di combustibili e per ¼ (25%) dai cosumi elettrici. Il nucleare, è bene sottolinearlo, serve solo per produrre elettricità. Basti pensare che la Francia, la quale produce il 78% di elettricità con il nucleare, consuma più petrolio dell’Italia pur avendo circa la stessa popolazione (nel 2008: in Francia si sono consumati circa 1,92 milioni barili/giorno mentre in Italia 1,75).
Non è neppure vero che siamo costretti a comprare a caro prezzo l’elettricità dal nucleare francese. Semmai è la Francia che è costretta a vendere durante la notte, ai paesi vicini, elettricità a basso prezzo per liberarsi dell’ecceso di energia delle proprie centrali che non possono accendersi e spegnersi inseguendo l’andamento discontinuo della domanda elettrica giornaliera.
Una centrale nucleare dell’attuale generazione può solo funzionare a ciclo continuo e la svendita dell’esubero di energia prodotta costituisce un vero e proprio affare per le società energetiche acquirenti, consentendo a queste ultime di risparmiare il proprio potenziale elettrico che spesso, in modo mistificatorio, viene dichiarato inadeguato a fronteggiare le richieste.
Non c’è nulla di male a comperare energia a basso prezzo da altre nazioni, mi limito solamente ad osservare che l’affare dovrebbe essere vantaggioso non solo per le casse delle società elettriche, ma anche per quelle dell’utente che ne beneficia.
L’estrazione dell’Uranio è un processo inquinante ed energeticamente dispendioso
Sovente si sente dire che il nucleare costituisce una risorsa pulita e rispettosa dell’ambiente. Credo che dovremmo rivedere tali credenze. Senza entrare in dettagli tecnici troppo complessi, mi limito a ricordare che un reattore, in genere, utilizza due tipi di Uranio. L’Uranio 238 va arricchito in una percentuale del 3-4% con l’Uranio 235, questo ultimo assai meno diffuso in natura (0,7% dell’Uranio totale). Nella crosta terrestre, in media, si possono trovare 3 grammi di Uranio 238 per ogni tonnellata di roccia. Se partiamo da granito ricco di Uranio 238 si può arrivare fino ad 1 kg.
Una centrale utilizza 160 tonnellate di Uranio 238 all’anno, pertanto occorre processare un minimo di 160.000 tonnellate di materiale. Le 159.840 tonnellate di scarto, costituite da metalli pesanti ed altri elementi radioattivi altamente inquinanti, devono essere quindi opportunamente trattate. Successivamente dovrà avvenire il processo, molto dispendioso, di arricchimento con l’Uranio 235.
Circa poi lo smantellamento di una centrale nucleare ricordiamoci che serve una energia circa 10 volte superiore a quella che serve per demolire una centrale a gas di pari potenza.
Infine vanno previsti anche grandi consumi di acqua per il raffreddamento del reattore. Un dato sconcertante riguarda la Francia in cui il 22% del consumo nazionale di acqua è destinato a tale operazione. In altri termini l’intera filiera nucleare rappresenta un sequenza di passaggi, alcuni dei quali per semplicità sono stati omessi, estremamente inquinanti, per altro realizzata a partire da combustibili fossili, ed enegeticamente dispendiosa.
Non esiste il nucleare sicuro
In base al risultato di un calcolo probabilistico, ogni cento anni è possibile il verificarsi di un incidente nucleare, dato incrementabile con l’aumento del numero delle centrali e/o della loro età. Alcune nazioni stanno rimandando lo smantellamento delle centrali più vecchie per evitare i costi onerosi di tale operazione. D’altra parte, un sistema complesso come una centrale nucleare ha un solo modo per poter funzionare bene, ed un grandissimo numero di alternative di funzionare male, che si possono moltiplicare nel tempo a causa di una inevitabile perdita di integrità dei suoi componenti.
In realtà però non mi voglio soffermare sulle vere e proprie catastrofi come il caso di Three Mile Island (1979) o di Chernobyl (1986), bensì su casi più subdoli, di centrali all’apparenza nella norma, ma che per piccole contaminazioni ambientali hanno contribuito ad incrementare il rischio cronico di certe patologie.
Ad esempio una recente ricerca tedesca realizzata nel 2008 ha evidenziato risultati allarmanti. Esaminando i 16 impinati nucleari presenti sul territorio tedesco è stata dimostrata una correlazione tra la zona di residenza e l’incidenza di leucemia in bambini con età inferiore a 5 anni. I bambini che vivono entro 5 km dai reattori sono soggetti ad un incremento del 76% del rischio di contrarre una leucemia rispetto ai coetanei che vivono a più di 50 km. Questo incremento di probabilità si riduce al 26% tra 5 e 10 km, al 10% tra 10 e 30 km e allo 0,5% tra 30 e 50 km.
In un commento sulla autorevole rivista Enviromental Health è stata avanzata l’ipotesi che radionuclidi quali il Trizio, il Carbonio14 ed altri, liberati con il vapore acqueo dagli impianti, vengano assorbiti dal suolo entrando poi a far parte della catena alimentare.
Non esiste un nucleare sicuro o bassa produzione di scorie. Al più esiste un nucleare innovativo, come come ha dimostrato Carlo Rubbia negli anni ’90. Questo consiste nella possibilità di usare il Torio, un elemento largamente disponibile in natura, adatto a far funzionare un reattore non critico, ossia un reattore che non potrà mai arrivare ad una reazione incontrollata e che può essere arrestato in qualsiasi momento.
Inoltre produce scorie e breve tempo di dimezzamento e non genera Plutonio, elemento indispensabile per potenziare gli arsenali militari. In tal modo si taglierebbe definitivamente anche il cordone ombelicale tra nucleare militare e nucleare civile. Al momento tuttavia tale tecnologia è stata sperimentata, con successo, solo con protitipi su piccola scala e non credo che esista la volontà politica ed economica di investire in tal senso, almeno fino a quando i rendimenti degli impianti al Torio non saranno superiori agli attuali.
Ancora più arretrato è il discorso sulla fusione nucleare dalla quale si potrebbe generare molta più energia rispetto ai reattori attuali con una gestione ambientale assai più semplice. Tuttavia la ricerca è in fase preliminare: il primo impianto dimostrativo è previsto non prima del 2030 e la sua commercializzazione intorno al 2050.
Quindi…
In attesa di valutare “nucleari” più puliti ed energeticamente vantaggiosi, i modelli attuali non rappresentano certo una prospettiva rassicurante, né sul piano ambientale, né su quello economico. I costi altissimi delle centrali in genere sono stati fino ad ora sostenuti da governi interessati a mantenere in vita i propri arsenali atomici.
Nessuna impresa privata è disposta ad investire in un settore così ad alto rischio senza precise garanzie e coperture da parte delle finanze pubbliche. Il nucleare di fatto non sopravvive in regime di libero mercato.
Chiudo questo mio intervento con una nota positiva e di speranza: la possibilità di uno sviluppo sostenibile esiste. Dati alla mano è necessario e praticabile, innanzi tutto, ridurre gli sprechi, operazione che già di per sè costituisce una prima forma di notevole guadagno. Viviamo nella civiltà dell’usa-e-getta, una logica che porta alla distruzione delle risorse e allo sfruttamento delle persone.
Negli USA solo il 44% dell’energia primaria si trasforma in energia utile, il 56% va perduto, se venisse riciclato avremmo a disposizione energia pari a quella di 65 centrali da 1 un miliardo di Watt l’una. Questo stile di vita energivoro ha ovviamente condizionato anche l’Europa ed impedisce di utilizzare alcuni sistemi energetici a maggiore efficienza già disponibili, ma di cui poco se ne parla, e sia ben chiaro che non mi riferisco alle lampade a basso consumo per le quali esiste un problema di inquinamento elettromagnetico e di cui altrettanto poco si diffondono notizie.
Sarebbe opportuno incentivare maggiormente le fonti rinnovabili “pulite” scegliendo un adeguato mix energetico, possibilmente basato sul Sole (solare termico, fotovoltaico e solare termodinamico), vista soprattutto la nostra straordinaria collocazione geografica.
Infine, altro elemento fondamentale di cui non ci si dovrebbe mai dimenticare, consiste nell’investire nella ricerca la quale potrebbe dare notevoli contributi anche in due filoni energetici emergenti quali la fotosintesi artificiale e l’idrogeno dai quali si potrebbe ricavare energia in quantità praticamente illimitata e, con opportuni accorgimenti, estremamente rispettosa dell’ambiente e dell’uomo.
 
1) Il secondo principio della Termodinamica
2) 1 MW = un milione di Watt
3) Nicola Armaroli – “Enegia per l’astronave Terra”, 2008, Ed. Zanichelli

Written by Arcobaleno

agosto 7, 2010 at 10:11 PM

Segretario Pd, uomini sull’orlo di una crisi di nervi

with one comment

 

Nuovo segretario del Pd

 

Tratto da la Piazza di luglio 2010

POLITICA
Allegro ma non troppo
di Ecci

Segretario Pd, scene di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi. Si potrebbe parafrasare così l’infuocato giugno (nonostante la temperatura autunnale), lo scontro interno al partito. Nella bacheca della sede in via Amici campeggiavano due manifesti con la scritta: “Il Pd c’è!“. Un po’ sullo stile “Per fortuna che Silvio c’è!” del Pdl, o delle vecchie scritte che si leggevano sotto i cavalcavia dell’autostrada, “Dio c’è“. Si diceva ad opera dei Testimoni di Geova. Insomma, ancora un Pd tutto intento a contemplare il proprio ombelico, spacciandolo, come dice Jovanotti nella canzone, per l’ombelico del mondo

Ricostruiamo l’evento attraverso la lettura dei titoli dei quotidiani locali: “Cento tessere in più per il Pd: sono gli avversari del sindaco“. E già qui ci sono le prime inquietanti avvisaglie per il gruppo Tamanti & Gabellini.

Un passo indietro: dopo l’affermazione del candidato Marco Tamanti nelle primarie e la successiva vittoria elettorale, questo gruppo, come si usa dire, non fece prigionieri. Insomma, fece man bassa di poltrone e incarichi, asseragliandosi in Comune e nel partito. I cosiddetti dissidenti furono dispersi ed emarginati. Ma… la sete di vendetta covava…

Pd, volano stracci e insulti alla riunione per la segreteria” -“Pd, la guerra dei quattro candidati” – “Il dibattito tradisce le divisioni interne del Pd sulla segreteria“. Spuntano allora quattro candidati: due tamantiani (Mirko Ferrara, alias al giovne antìgh e Franco Tura, alias l’antìgh cal fa al giovne) e due ‘antitamantiani’ (Andrea Parma, alias al dutor di matt e Giuseppe Prioli, alias l’uomo che sussurrava alle cozze).

La notte del Pd: è guerra tra Prioli e Tura” – “Fuori i giovani, largo ai vecchi. Parma e Ferrara rinunciano alla corsa per la segreteria Pd. Restano le ‘cariatidi’ Franco Tura e Giuseppe Prioli“.

Dunque, vista la determinazione e la moltiplicazione delle tessere dei cosiddetti dissidenti, Mirko Ferrara abbandona per Franco Tura (va avènti té che ma mé um scapa da rid). Anche il giovane Andrea Parma, visto le tensioni e le gravi lacerazioni interne al partito, lascia a favore del sempre fedele al partito a prescindere, Giuseppe Prioli.

Prioli vince la corsa alla segreteria. Alle urne sconfigge Franco Tura con 124 voti contro 54. Una elezione preceduta da baruffe e litigi” – “Segreteria Pd, vince Giuseppe Prioli: la corrente Tamanti finisce all’angolo

Il match se lo aggiudica Giuseppe Prioli che stravince su Franco Tura e coglie subito l’occasione per mandare un messaggino: “Prioli: l’amministrazione è insicura e questo la rende un po’ debole“.

L’ala dei don Biagio boys si sente spiazzata, anche perché un centinaio di iscritti, quasi tutti tamantiani, non sono andati a votare. Una persona normale farebbe subito una riflessione autocritica: sarà l’effetto negativo di una giunta Tamanti ormai impresentabile agli occhi dei cittadini. Ma c’è chi la vede diversamente: “Astorre Mancini: una vera restaurazione. Io non sono l’uomo per tutte le stagioni . Votazione scorretta e irregolare che Venturi non ha gestito“.

Contro Mancini si levano alcune voci: “Andrea Venturi: Mancini non sa perdere” – “Pietro Pazzaglini: le parole di Mancini mi sembrano da vecchio marpione della politica“.

Arrivano altri segnali poco concilianti dai cosiddetti dissidenti, che ormai dovrebbero essere considerati ex, visto che ora hanno in mano il partito e possono cuocere a fuoco lento Tamanti, la sua giunta e i suoi consiglieri di maggioranza.

Nuovo corso del Pd: via tre assessori. Sulla graticola Gerboni, Palmacci e Angelini. Tura denuncia irregolarità nella votazione” – “Con l’arrivo di Prioli l’incubo rimpasto“.

Il sindaco Tamanti accenna una timida difesa della sua giunta, ma sa che dovrà, forse, passare mesi di fibrillazione. Il partito Pd vuole contare molto di più sulle scelte dell’amministrazione. E poi ci sono troppi assessori che i pèr di pèss tal pajèr. Senza dimenticare quel sesto assessore da nominare…

Tamanti difende i suoi assessori che rischiano il posto“.

E il nuovo segretario che fa? Lo sta aiutando l’estate, perché l’attività politica si attenua. Ma non è dello stesso avviso la città con i suoi cittadini (e turisti), che invece avrebbe bisogno più impegno e idee da parte di chi governa.

Prioli esclude ‘ribaltoni’ nella giunta. Tamanti frena“.

Va a finire che per il bene della giunta e del partito (il tutto spacciato ovviamente come per il bene della città), si crei una sorta di immobilismo (un tira a campè), appesantito da compromessi e cazzeggiamenti vari.

Al dgiva Pacasòn: u n’amaza più li patachèdie che la spèda…

Morosini Piergiorgio: Il testamento biologico è una conquista importante

with 2 comments

Piergiorgio Morosini

Tratto da La Piazza della provincia – Giornale di Cattolica

– Basta cure mediche ad oltranza per chi non le desidera. Basta con l’accanimento terapeutico. E’ il senso di una delibera adottata lo scorso marzo dal Consiglio comunale di Cattolica, su iniziativa dei rappresentanti della Coalizione Arcobaleno. Si apre al cosiddetto “testamento biologico”. Data l’entità delle questioni che affronta, pare una decisione persino sproporzionata per un centro dove vivono meno di ventimila abitanti. Ma si tratta di una conquista molto importante. Offre a tutti la possibilità di mettere per iscritto la volontà sulle cure che si intendono rifiutare o ricever, nel caso in cui la malattia non permetta scelte coscienti e consapevoli. Adesso, al Sindaco e alla Giunta spetta il compito di predisporre un registro che raccolga e annoti le volontà da rappresentare ai medici in caso di bisogno.

Con tutte le cautele del caso, la decisione del Consiglio comunale promuove valori fondamentali. Condivide il sentire di tanti che credono in una bioetica laica. Di coloro che desiderano essere padroni del loro destino; che hanno a cuore la “qualità della vita”. Di quelli che, di fronte ad una medicina che estende sempre più le sue capacità tecniche, vogliono evitare di essere trasformati in vegetali; o di piombare nell’incubo di essere tenuti in vita a tutti i costi, con sofferenze inenarrabili.

Al di là dell’intrinseco valore giuridico della delibera, il tema di fondo è drammatico. Lo sanno bene i parenti del paziente di fronti a certi dilemmi. Coloro che, con il cuore in gola, assistono il famigliare gravemente malato e in stato di incoscienza, che qualche giorno prima ha chiesto di evitare un intervento chirurgico particolare invasivo per l’asportazione di un tumore maligno. O chi è vicino a colui che ha deciso di rifiutare l’amputazione di un arto, pur sapendo di andare incontro rapidamente alla morte. Ed allora, da una parte, rispettare quelle volontà segna il passaggio dal potere assoluto del terapeuta alla scelta responsabile del paziente. Ma, dall’altra, coinvolge la sfera dei rapporti affettivi tra malato e persone vicino a lui. Quindi tocca corde molto intime dei nostri sentimenti. Il modo di concepire l’esistenza, l’amore per i nostri cari, la sofferenza, le convinzioni religiose.

Non a caso, da anni, il Parlamento tenta di fare una legge sul testamento biologico, senza riuscirvi. E’ timido. Non riesce a confezionare regole precise sul diritto di rifiutare anticipatamente alcuni trattamenti medici, quando si è ancora capaci di intendere e di volere. Ed è timido, a dispetto delle chiare indicazioni della Costituzione e delle convenzioni internazionali sulla libertà di autodeterminazione del malato. Teme di aprire una breccia verso forme di eutanasia non controllabili; o, peggio, casi di “abbandono terapeutico” di persone non abbienti, magari costrette a sottoscrivere il rifiuto di determinate cure prima di entrare in certe cliniche. Ma proprio la mancanza di una legge specifica ha reso drammatica la disconnessione del respiratore che teneva in vita Piergiorgio Welby.

Da tempo i giudici italiani hanno supplito al silenzio del Parlamento. Pur tra mille polemiche, hanno riconosciuto il diritto del paziente di rifiutare cure non gradite. Un diritto da tutelare ad oltranza, anche quando le cure sono necessarie per la sopravvivenza. Come dimostrano le sentenze che hanno ammesso persino il rifiuto del trattamento emo-trasfusionale salvavita per il testimone di Geova, motivato da convinzione religiose. Secondo i giudici, la volontà dell’interessato cede solo nel caso della vaccinazione obbligatoria. E’ la Costituzione a richiederlo, per proteggere la collettività, per evitare un contagio dannoso alla salute di tutti.

Il testamento biologico non è in contrasto con la sacralità della vita. Ma non la pensano così gli interpreti ufficiali della dottrina morale cattolica. Il monito è chiaro. Non si può rifiutare il sostegno vitale. E, del resto, l’alimentazione e l’idratazione del malato non devono dipendere dalla sua volontà. La voce ufficiale della Chiesa assimila quei rifiuti a forme di suicidio indiretto. Parla, esplicitamente, di eutanasia.

Attenzione, tuttavia, alle semplificazioni del linguaggio e a certi termini enfatizzati dalla stampa. Consultiamo qualsiasi vocabolario della lingua italiana. E ci rendiamo conto che l’etichetta “eutanasia” è spesso usato a sproposito. Per eutanasia si intende richiesta esplicita e cosciente del malato di porre fine alla propria esistenza, quando questa sia divenuta insopportabile. Per intenderci, l’iniezione letale non ha nulla a che vedere con i testamenti biologici.

D’altronde, voci autorevoli del mondo ecclesiastico non fanno mistero di condividere il testamento biologico. Non colgono una contrapposizione tra la libertà e il dono della vita. Qualche tempo fa, il Cardinale Martini invitava “a non trascurare la volontà del malato, in quanto a lui compete di valutare se le cure che gli vengono proposte siano effettivamente proporzionate”.

Sono parole che interpretano, in maniera autentica, il sentimento cristiano della compassione. Ci avvertono che il rispetto dell’uomo non può non tenere conto delle sue sofferenze, dei suoi bisogni e dei suoi desideri. Ecco perché la decisione del Consiglio comunale di Cattolica è assai preziosa e va sviluppata. Soprattutto, va difesa.

di Piergiorgio Morosini (Magistrato presso il tribunale di Palermo)

Il 26 luglio ore 21 presso il Circolo Tennis Cerri in via Donizetti – Cattolica (in caso di maltempo Centro culturale polivalente):

Incontro pubblico:

“Eluana. La libertà e la vita”

Relatori:

Beppino Englaro

Piergiorgio Morosini

Dopo un anno di giunta Tamanti: degrado e povertà di idee

with 2 comments

(Articolo tratto da la Piazza di giugno)

SITUAZIONE PREOCCUPANTE DELLA CITTA’

Lo dice Enrico Del Prete (Arcobaleno). Dopo un anno di giunta Tamanti: degrado e povertà di idee

 

E’ passato quasi un anno dall’insediamento della giunta Tamanti. Qual è il vostro giudizio politico?

“Dare un giudizio sull’operato del sindaco Tamanti dopo un anno dal suo insediamento a Palazzo Mancini non è facile, in quanto, mentre di solito per dare giudizi si usano aggettivi quali buono, discreto o pessimo, nel nostro caso l’aggettivo che mi sento di usare è: preoccupante”.

Cosa significa?

“Di fatto, dopo una fase di ‘ricreazione’ in cui a detta di tutti questi amministratori dovevano imparare (senza però dimenticarci che il sindaco viene da un’esperienza di 5 anni da consigliere comunale di maggioranza e quindi una certa dimestichezza con la macchina amministrativa avrebbe dovuta conoscerla), quello che risulta oggi sotto gli occhi sbigottiti di tutta la città, si può riassumere in un lungo elenco di promesse mancate e in una situazione di forte disagio da parte dei cittadini”.

Quali sono le promesse elettorali non mantenute?

“Partiamo dalle promesse mancate: non dobbiamo dimenticare, ad esempio, che la presidenza del Consiglio comunale era stata promessa come ad appannaggio delle opposizioni, proprio per stemperare il clima post-elettorale e rendere il Consiglio più produttivo. La promessa di poter effettuare le riprese televisive dei Consigli comunali, da noi dell’Arcobaleno fortemente caldeggiata ed inserita nel nostro programma elettorale, come simbolo di trasparenza e di partecipazione. Il simbolo più eclatante di promessa mancata: la realizzazione del centro sociale ‘Casa Cerri’ al Macanno. Addirittura inserita in bella evidenza nel programma elettorale del Pd. Si potrebbe poi continuare con le varie promesse di riqualificazione della città e via di questo passo. Ma niente di tutto questo è stato fatto. Un intero anno buttato via giustificando l’immobilismo totale con la mancanza di soldi”.

Le difficoltà di bilancio sono reali o è un problema di scelte e priorità della giunta?

“Problemi di bilancio esistono, però guarda caso si è deciso di spendere per la nota vicenda del Bus Terminal e della palestra Torconca (accendendo un mutuo di 1.400.000 euro), cioè per situazioni che a parere mio e dell’Arcobaleno dovevano avere ben altra soluzione. Tutto il 2009 è trascorso all’inseguimento del fantomatico ‘patto di stabilità’ che riguarda sicuramente anche altre amministrazioni, ma che nel caso Cattolica è fortemente penalizzante, causato dall’enorme debito che il Comune ha sulle spalle, che sarebbe più appropriato dire che i cittadini di Cattolica hanno a loro carico”.

Quali sono le voci più rilevanti di questo enorme debito?

“Il debito è formato da situazioni critiche come quello della Fondazione Regina Maris (ospedale), del Parco le Navi, o appunto del Bus Terminal, degli ormai tristemente famosi Swap, vere operazioni di finanza creativa, scommesse fatte con soldi pubblici. Un debito sproporzionato derivante da scelte politiche molto discutibili, per non dire assurde, delle quali da anni noi dell’Arcobaleno chiediamo di rendere conto. Rendere conto ai cittadini anche attraverso operazioni di trasparenza, magari dolorose per chi le ha permesse, ma che a nostro giudizio sarebbero l’unico modo per tentare di ridare un po’ di credibilità ad una politica che non paga mai il dazio dei suoi errori”.

Temete un rigetto da parte dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni?

“Ritorno all’aggettivo preoccupante. Quello che colpisce di più è che sindaco e assessori sono riusciti in così poco tempo a creare un solco enorme nel tessuto sociale cittadino e nelle relazioni tra le varie componenti sociali, che sfocia in una sfiducia pericolosa nei confronti delle istituzioni comunali, come mai prima era avvenuto”.

Questa giunta, oltre ai soldi, è forse carente anche di idee?

“Sì, la mancanza di un progetto di città, pare abbia minato i valori fondamentali di una comunità come la nostra, che non si riconosce più nell’operato della politica ed in modo particolare in questa amministrazione. A rendere ancora più penalizzante la situazione è il fatto che senza una capacità progettuale e di idee, anche gli investitori privati si allontanano lasciando così la città in balia di sé stessa. Insomma, la città s’impoverisce. Tralasciamo poi le tante situazioni lasciate irrisolte, o che riescono solo a galleggiare per via dell’inerzia, pressapochismo e incompetenza. Va segnalata ai cittadini la situazione stagnante della macchina comunale, ormai inceppata. Gli uffici sono lasciati allo sbando, la stessa struttura interna mostra evidenti segni di sporcizia e degrado”.

Come ne esce il turismo da questa situazione?

“La mancanza di una strategia in campo turistico, dove la vicenda PromoCattolica ha avuto un epilogo solo in questi giorni, ha di fatto tolto la possibilità di organizzare e promuovere la stagione 2010. Il turismo, non solo cittadino, vive un periodo molto delicato per effetto della crisi economica e di una concorrenza spietata ormai globale. Bisogna mettere insieme tutte le competenze e le idee più innovative per consolidare la propria posizione e rilanciare nuovi traguardi. Poi c’è una mancanza totale di dare forma e vita a processi di accompagnamento al mondo dello sport in chiave educativa, dove probabilmente l’unico baluardo, ovvero il progetto denominato ‘Fair-Play’ corre il rischio di essere cassato per mancanza di fondi”.

La città si presenta molto degradata, cosa si può fare?

“La manutenzione cittadina sia del centro che della periferia è disastrosa. Fino a quando i cittadini si accontenteranno di camminare su marciapiedi in condizioni pessime o inesistenti? Percorrere strade piene di buche e pericolose? Non poter usufruire e godere del poco verde pubblico, a causa della sporcizia? E che dire dell’incuria dell’unico parco esistente o di strutture mancanti (panchine, luce) in altri luoghi? Tutto questo si poteva realizzare, ne siamo convinti. Con l’idea di un progetto per la nostra città, la trasparenza, la partecipazione, la legalità, un rapporto più stretto con i cittadini, con un coinvolgimento di responsabilità a partire proprio da chi è eletto per governare, che deve dare risposte e verità”.

Il Gruppo consigliare Arcobaleno come si è mosso in questi mesi?

“Come opposizione abbiamo il dovere di svolgere un ruolo di controllo e di critica. Abbiamo presentato in Consiglio comunale tante interrogazioni, per tenere sulla corda gli amministratori. Abbiamo presentato ordini del giorno a vantaggio della collettività, come i 16.000 euro che permettono di lavorare, attraverso progetti di formazione, giovani precari che a causa della congiuntura economica avevano perso il lavoro o la richiesta, approvata, di compensare i minori stanziamenti regionali per il sociale a favore dei più deboli. Poi la mozione sul testamento biologico, attuabile con Regolamento che approveremo a breve, in cui ogni cittadino potrà esprimere le proprie volontà in caso di impedimento, segno tangibile a nostro giudizio di civiltà e libertà dell’uomo. L’ultima, in ordine di tempo, delle nostre battaglie riguarda l’acqua pubblica e relative tariffe, che tale deve rimanere e non diventare privata, evitando così freddi calcoli di mercato e speculazioni sul bene più prezioso e vitale per l’umanità. Battaglie vere fondate su valori seri, che idealmente potremmo definire di centro-sinistra, ma che l’ideologismo che abbiamo toccato con mano, ha portato la città ad essere governata dall’attuale sindaco, facendosi scudo solo di un simbolo partitico e non per la qualità delle sue idee e progetti. Ricordiamo che ha vinto le elezioni per soli 300 voti e che rappresenta solo il 30% dei cittadini”.

Come se ne esce da questa situazione?

“Il vero motivo per cui oggi definiamo preoccupanti le risultanze di un anno di governo di Tamanti, anche se rimane immutata la nostra convinzione per un cambiamento vero, reale, è che non passi più solo attraverso il simbolo di questo o quel partito, ma che bisogna dare valore alle persone e alle idee. C’è una grande parte della società civile che è sicuramente migliore di tanti politici. Va coinvolta. Con tutte le opposizioni stiamo preparando una mozione di sfiducia. Quei consiglieri di maggioranza che ci avvicinano perché insoddisfatti di questa giunta, devono assumersi le proprie responsabilità e votarla. Bisogna fare in fretta, perché nel frattempo la città degrada, s’impoverisce e si perdono tutti i treni per lo sviluppo turistico, economico e sociale. Va fatto di più anche in difesa di chi oggi viene duramente colpito dalla crisi economica”.

Inadempiente chi chiede il decoro della città

leave a comment »

 

Sul laghetto del parco della pace il minimo che si possa dire è che sia brutto! Poveri pesci!

 

Tratto da La Piazza di maggio 2010

L’ordinanza sul decoro della giunta Tamanti ha fatto imbufalire categorie e cittadini. Il degrado della cosa pubblica è solo colpa di chi governa. “Il decoro si fa in due”…

– E’ arrivata l’ordinanza sul “Decoro urbano”. Evviva! Stabilisce cosa devono fare i commercianti, bagnini, albergatori, e cittadini vari per salvaguardare e migliorare l’immagine della città. E attenzione: sono previste multe salate e beghe varie per i trasgressori.

Giusto così: Cattolica è una città turistica e l’immagine se non è proprio tutto è sicuramente tanto. Allora uno pensa subito che il primo che deve operare in questa direzione debba essere l’amministrazione comunale. Però chi la sanziona se le strade sono piene di buche, i marciapiedi “bombardati”, il verde pubblico fatiscente, la segnaletica inesistente, i parcheggi scarsi… e via degradando? Il Comune, in primis è l’inadempiente! E’ la faccia triste di Cattolica…

La giunta Tamanti è latitante. Le proteste sono quotidiane. Le categorie sono imbufalite. Ai cittadini si chiede di fare la propria parte. Va bene. Basta che non si traduca il tutto come in quel detto un po’ volgare: l’è facile fè al fnocc sal cul di’èlt… Caz!

Written by Arcobaleno

Maggio 17, 2010 at 9:27 PM

CASA CERRI, LUOGO DELLA MEMORIA

leave a comment »

casa cerri

Tratto da La Piazza di maggio 2010

– Purtroppo gli stili di vita moderni ci allontanano sempre di più dal vivere l’incalcolabile valore della memoria, intesa non come semplice spinta nostalgico archivistica, ma come fonte d’arte, di narrazione e di sostenibilità. La conoscenza, la conservazione e la riscoperta dei patrimoni ereditati dal passato e le testimonianze della storia delle comunità, costituiscono invece, momenti fondamentali per consolidare l’identità di un territorio e delle sue genti. Cosa può significare oggi il territorio? Il territorio è l’area sociale, è un reticolo di “fili”, di intrecci, di trame, di connessioni… di passi vissuti in successione. Analizzando il territorio si analizza la storia.

Fare memoria allora ha un valore? A cosa serve fare memoria?

La memoria è una scelta del presente, è un’ancora di certezze e fermezze che ci offre l’occasione di conoscerci meglio, per non perderci. Grazie alla memoria si può progettare il futuro ed affermare il presente; l’interrogare il passato incontra i bisogni del presente.

La mancanza di memoria impedisce alle giovani generazioni di prendere contatto con il proprio essere cittadini e quindi di aver cura e rispetto dell’altro; valorizzando la memoria valorizziamo anche noi stessi.

Diventa allora sempre più importante attivare iniziative capaci di favorire lo scambio di saperi tra generazioni, presente e passato del nostro territorio, per giungere a una cultura progettuale socialmente condivisa, partecipata. Stimolare la memoria sociale ridona un senso di identità, di legame con il territorio stesso. Abbiamo bisogno di memoria per “guardare” le vite che si sono attraversate!

In questi anni, anche a Cattolica è andata sempre più crescendo l’idea di creare momenti di racconto e di ascolto reciproco per dare valore alla memoria. La storia di un territorio, infatti, vive nelle storie di vita dei suoi abitanti, quelle storie, che messe insieme e confrontate possono rafforzare valori condivisi e partecipati e far riscoprire il senso di appartenenza a una comunità, a un luogo.

Importante quindi riconsegnare ai cittadini le storie collettive per ricreare la storia, per collocare le vite individuali all’interno della storia collettiva. Guardarsi dentro e riflettere sui cambiamenti anche in senso architettonico e urbanistico per dar ricaduta ad azioni future.

 Casa Cerri, ben si presta ad essere rianimata quale luogo di memorie, aldilà di quello che si vede. Insediata già dal secolo XIX sul nostro territorio, contraddistingue ancora le tracce di quel passato e ne rappresenta un segno identitario forte, importante, di una civiltà contadina ormai in estinzione.

Un’amministrazione pubblica attenta ai valori della memoria, dovrebbe investire sulla corretta conservazione di questo patrimonio culturale, mantenendo viva, anche agli occhi delle future generazioni, la possibilità di una lettura concreta del percorso storico di questi luoghi, coniugandosi con la sua valorizzazione, intesa con un insieme di attività il cui scopo sarebbe quello di divulgare il messaggio culturale in esso racchiuso, con progetti atti a rafforzare l’identità e il senso di appartenenza alla comunità locale, stimolando processi di crescita e sviluppo.

Abituiamoci a pensare anche ad una memoria diffusa di contemporaneità, attuale, in un luogo dove potrebbero trovare spazio oggetti e memorie del presente, cominciando a raccogliere anche le memorie di adesso. Passato e presente insieme.

Su questa spinta, ora si parla sempre più spesso della costituzione di mnemoteche locali, con caratteristiche peculiari, che inducono a sottolineare l’aspetto sia conservativo che trasformativo degli elementi della memoria, in qualsiasi modo essa venga rappresentata.

Casa Cerri, quale luogo migliore allora per attuare, oltre ad un punto di riferimento sociale e ricreativo per il quartiere e la città, una “biblioteca della memoria” o “una casa dei ricordi”, ovvero una mnemoteca?

 Che cosa è una mnemoteca?(1) 

Una banca nella quale depositare i ricordi per farli fruttare, ai singoli, alla comunità e alle generazioni future, per ricordare, recuperare e far rivivere un’epoca, lavori scomparsi, un pezzo di storia locale, i suoi personaggi, i paesaggi…; un luogo aperto in cui ognuno, grazie alle storie degli altri, potrà ritrovare una parte di sé; un sistema di lettura, consultazione, visione e ascolto delle diverse tipologie di materiali raccolti; un’occasione di educazione alla memoria e alla conoscenza.

Come funziona?

Realizzazione di un archivio, di una biblioteca, di un angolo museale, (ad es. sulla civiltà contadina …). Sportello per persone che desiderano portare testimonianze, consultare la biblioteca, l’archivio.

Progettazione di studi e ricerche mirati a specifici settori: luoghi, lavori, arti e mestieri, personaggi, eventi, su richiesta e in collaborazione con enti, scuole, associazioni. Installazione di mostre a tema (es. delle attività artigianali, turistiche, ricreative, associative…).

Che cosa organizza?

Progetti di ricerca e studio del territorio per scoprire ambienti e persone ricchi di memorie, luoghi legati a rilevanti eventi storico – ambientali, a mestieri, attività di tradizioni di un tempo.

Incontri con tutti coloro che sono disponibili a raccontarsi e raccontare le proprie esperienze in qualunque forma.

Corsi di formazione per volontari che volessero dedicarsi alla raccolta di storie in collaborazione con le agenzie educative, con le varie associazioni.

Laboratori autobiografici dove la raccolta delle storie e delle memorie possa avvenire in un clima creativo, di scambio reciproco, fertile e caldo.

Contatti e progetti con le scuole di ogni ordine e grado per percorsi di formazione alla metodologia autobiografica con gli insegnanti ed organizzazione di laboratori didattici in aula. Convegni, seminari, iniziative pubbliche, installazioni, mostre, spettacoli.

Lavoro di rete con le realtà associative, produttive, culturali, educative, istituzionali del territorio. Scambi di esperienze e gemellaggi.

L’Ente locale, quindi, dovrebbe sostenere queste iniziative, per rifondare il senso della cittadinanza, attraverso la memoria e il suo racconto, collaborando a realizzare un nuovo modo di vivere l’appartenenza e il senso della vita comunitaria (cosa che non avviene!).

di Anna Cecchini*

(*) Esperta in formazione autobiografica e pratiche biografiche territoriali della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Membro del Comitato Macanno

  (1)Dal volantino ‘Mnemoteca del Basso Sarca’

Written by Arcobaleno

Maggio 11, 2010 at 7:57 PM

Analisi elezioni regionali 2010 / Vincitori e Vinti

leave a comment »

Tratto da La Piazza – Aprile 2010 

5.517 cittadini hanno detto basta al voto

Sono quelli che hanno disertato le urne (40%). L’astensione ha colpito tutti. I vincitori delle elezioni: Movimento di Grillo e Lega. Il Pd (-7%) si trova un 20% di elettorato che non riassorbe più. A Cattolica sono con l’Arcobaleno.

– Elezioni regionali di marzo 2010: cosa è successo a Cattolica?

Votanti 60% (-10% rispetto alle regionali del 2005, -15% rispetto alle provinciali, comunali ed europee di giugno 2009). Addirittura -25% rispetto le politiche di aprile 2008.

Situazione 2010: 13.692 iscritti al voto, 8.175 quelli che sono andati alle urne. Insomma, ben 5.517 cittadini che non sono andati a votare!

Confronto con le regionali del 2005: Pd (-7%), Pdl (+1%), Lega Nord (+5,3%), Idv (+5,7%), Sel+Verdi (-4%), Federazione sinistra (-3%), Udc (=), Movimento Grillo (+6,8%).

Centrosinistra (-12,5%), centrodestra (+3,5%) nonostante la defezione dell’Udc che nel 2005 aveva contribuito per il 2,3% sul risultato del centrodestra.

Se al centrosinistra accreditiamo i voti di Grillo, arriviamo circa al 60%: dunque ancora -6% (sostanzialmente i voti della Lega).

Il Pd si compiace del 40% ottenuto a Cattolica. Contento lui… ma l’effetto paura Berlusconi prima o poi finirà… e allora? Perde voti nei confronti della Lega e di Grillo, recupera qualcosa dalla sinistra, in particolare dai Comunisti italiani. A Cattolica si conferma e si consolida un elettorato che da anni fa riferimento alla Coalizione Arcobaleno che oscilla attorno al 20%, che i Ds prima e il Pd oggi, non riesce più a riassorbire.

Tamanti accredita a sè e alla sua giunta l’incremento del Pd dalle provinciali. Ma avrebbe potuto prendere le comunali. L’incremento è stato del 14%. Ma forse qualcuno avrebbe potuto pensare che allora fu proprio la sua candidatura a spaventare e allontanare tanti elettori del Pd. L’era mej stè zétt…

La Federazione della sinistra ottiene una percentuale superiore alla media provinciale e nazionale. Ma qualcosa non funziona più. In pochi hanno capito la rottura con i vendoliani. Il minimo che possano fare i dirigenti nazionali, a breve, è riunificarsi, togliere la falce e martello dal simbolo e pensare le cose un po’ più in grande. Stessa cosa per Sinistra Libertà Ecologia (e Verdi) che pur beneficiando dell’effetto Vendola, rischiano di rimanere pura testimonianza. Insomma non si fa politica per resuscitare una tradizione, rimettendo insieme cocci di ex, ma dando risposte che sappiano aggregare nuove energie e nuove idee guardando al futuro. Una risposta globale alla crisi partendo dal lavoro.

L’Idv ha già subito un significativo ridimensionamento dalla comparsa della lista Grillo. L’Idv commetterebbe un grave errore consegnandosi in una alleanza subalterna al Pd. Gli esempi storici di soffocamento sono tanti, dal Psiup a Dp e Rifondazione, passando per la Margherita.

Basta con la politica della difesa dei propri angusti orticelli. Se non si costruisce un’aggregazione plurale di un peso elettorale almeno uguale a quello del Pd, ogni alleanza con questo partito porta alla subalternità, ridimensionamento se non addirittura alla scomparsa, e il centrodestra di Berlusconi avrà sempre partita vinta. Non si sconfigge Berlusconi con un Pd “inciuciato”, incartato e senza più anima e programma. Purtroppo è un partito ormai fisiologicamente e culturalmente penetrato dal berlusconismo.

Indicativa questa battuta: “Numerosi voti per Vendola, Di Pietro e Beppe Grillo. E’ incredibile quanti consensi si possano raccogliere prendendo le distanze dal Pd”.

L’aggregazione alternativa al Pd deve prendere corpo sui territori, mettendo in discussione anche quelle situazione dove il Pd è governo, ponendosi, anche in maniera conflittuale, come alternativa di governo. “La lotta ci unisce, il voto ci divide”. Questo slogan dovrebbe essere fatto proprio dai cittadini più sensibili del bene comune; costruire una casa-aggregazione fuori dagli schieramenti predefiniti, che metta in rilievo i bisogni reali dei cittadini e non gli equilibri di potere della partitocrazia. E allora un passo indietro degli apparati di partito e tre passi in avanti verso la società civile, mettendo al centro la questione morale, la partecipazione, la trasparenza, la legalità, la solidarietà e la giustizia sociale.

Basta guardare Cattolica, e non solo: da tempi ormai remoti un partito solo al comando che seleziona una classe dirigente sempre più mediocre. Un Pd mediatore dei “comitati” d’affari che ha svenduto il territorio pur di mantenere il potere politico. Che tratta la cosa pubblica e la città come un proprio feudo. Un partito sempre impegnato in una infinita resa dei conti interna. Ultimo esempio la bagarre sulle preferenze tra Eva Ciaroni e Roberto Piva. La logica del Pd è sempre la stessa: dividere le nuove esperienze (vedi l’Arcobaleno), annessione o alleati inginocchiati.

I vincitori delle elezioni sono Lega e Grillo. C’è da imparare. Dalla Lega la capacità di stare sul proprio territorio con una identità. Molto meno da parole d’ordine che parlano al ventre basso delle persone e sollevano per fini elettorali paure e divisioni.

Dai grillini la novità e la freschezza, la democrazia di internet e la trasversalità dell’iniziativa (destra e sinistra che sia) contro la malapolitica e la degenerazione dei partiti. Devono però evitare gli errori che hanno fatto altri movimenti, soprattutto quello dell’autoreferenzialità.

L’astensione ha tolto voti, chi più chi meno, a tutti. Non si può scherzare a lungo coi cittadini. Questo vale per tutti, per chi governa (soprattutto) e per chi sta all’opposizione. Serietà, onestà, competenza queste sono le virtù che prima o poi pagano.

Astensione: è vero che è una cosa magmatica, che sicuramente incorpora anche una componente di qualunquismo, ma sta diventando una montagna che sta rovinando sulla casta politica. C’è chi dice che siano i moderati, pensiamo, invece, che siano gli incazzati, quelli che non ne possono più di una classe politica che si parla addosso, che fa solo i propri interessi, anche economici, personali e di partito. Mentre la crisi e il degrado morale e istituzionale sta travolgento la nostra società. Allora cultura e dignità, e occhio ad un imminente scontro Nord Sud…

di Enzo Cecchini

E’ scoppiata la questione morale

leave a comment »

Articolo tratto da La Piazza di marzo 2010 

La corruzione dilaga. Morosini: “Intreccio tra politici, imprenditori, uomini d’affari e professionisti”. L’allarme della Corte dei conti. E in questo clima il 28 si vota…

– Finalmente il coperchio della corruzione sta saltando! E’ uno spaventoso vaso di Pandora. I giudici stanno pizzicando in tutta Italia un bel pezzo di classe politica immersa in un pantano puzzolente che coinvolge funzionari pubblici, imprenditori, professionisti, ecc. J’è propria di bei gingin…

Ecco perché da anni si attacca da più parti la magistratura; ecco perché l’abbondare di leggi che imbrigliano l’operato della giustizia; ecco perché si vogliono limitare le intercettazioni telefoniche. Ciò, t’è capì l’arionda?…

Quei “menagrami” sostenitori della questione morale avevano ragione. Evviva! Torna la questione morale. Povero Enrico Berlinguer, quante ironie, da destra a sinistra, hanno fatto su di te. A es unèst us ciapa i chèlc tal cul…

Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, ha detto: “Ci troviamo di fronte ad una strage di legalità”. Corruzione e mafiosità vanno a braccetto. E allora Corruzione, concussione, collusione, riciclaggio di denaro sporco, e via rubando. Piergiorgio Morosini: “Gli uomini di mafia sono funzionali al sistema di potere. Un sistema dove convive un fitto intreccio tra politici, imprenditori, uomini d’affari e professionisti. Queste infiltrazioni sono arrivate dentro le istituzioni nazionali e locali”. Il riciclaggio di denaro e le attività finanziarie illegali rappresentano il 5,6% del prodotto interno lordo italiano: qualcosa come 88 miliardi di euro (fonte: Demoskopika del 24/2/2010). Al più pulìd l’ha la rogna…

E allora il 28 e 29 marzo si vota per le regionali. Solitamente è un voto che ha un certo peso politico che potrebbe avere effetti a livello nazionale. Almeno ci dicono sempre così. Poi non cambia niente… I partiti più grossi chiamano alla mobilitazione. Ormai “inciuciati” e impresentabili, spesso ridotti a “comitati d’affari”, alimentano il “pro” o “contro”. La “B2” (Berlusconi e Bersani), chiamano alla resa dei conti. J’ha ‘na bèla facia da fè quajòn…

A proposito di conti… la Corte dei conti ha quantificato in 60 miliardi di euro l’anno il costo della corruzione (relazione del 25/6/2009). Una tassa occulta sul groppone di tutti i cittadini! E io pago!!!…

L’Italia è al 63° posto della classifica delle nazioni più virtuose. (Fonte: Transparency International). E’ come dire una Paese in preda alla corruzione di massa.

Bustarella dopo bustarella l’Italia corre allegramente verso il baratro. I partiti non sembrano accorgersene, anzi… intascano. Infatti sono ritenuti dal 44% degli italiani (dati Transparency) al primo posto tra le organizzazioni più corrotte. Insomma: più che “comitati d’affari”, c’è chi pensa che siano quasi delle “associazioni a delinquere”. Jezza Maria!…

Nel clima di una nuova Tangentopoli (gli ultimi scandali ne sono un esempio: Protezione civile, riciclaggio, ecc…), la Corte dei conti lancia un altro gravissimo allarme (relazione del 17/2/2010): nel 2009 reati di corruzione più 229%, reati di concussione più 153%, denuncia maxi sprechi, grandi opere mai finite, 200mila riscossioni irregolari… I fa schìv e buté fora…

Tullio Lazzaro, il presidente, dice: “Una patologia che resta tuttora grave. …Nella pubblica amministrazione contro i comportamenti illegali sono assenti gli anticorpi. Questo genera sfiducia nelle istituzioni”. Secondo il presidente della Corte non si vede la luce in fondo al tunnel, perché “la resistenza contro la corruzione a qualsiasi intervento volto ad assicurare trasparenza e integrità nelle amministrazioni, è vanificata dall’esistenza di una sorta di ‘ombra’ o di ‘nebbia’ che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale e operoso del Paese”. U j’è un caligh da fè paura…

E chi sono queste “ombre e nebbie che sovrastano e avvolgono” tutto?… se non una partitocrazia che controlla, anzi, che ha occupato e lottizzato ogni aspetto della società (istituzioni, economia e quant’altro dove si possa grattare qualcosa o attingere voti)? Non a caso in questi giorni politici spaventati implorano e cercano di minimizzare starnazzando che “non è una nuova tangentopoli, ma casi isolati”. Il Berlusca li ha definiti, quasi amorevolmente, “birbantelli”. Uj cméncia a ciapè un bèl pipacul…

E che dire delle 626.760 auto blu che girano in Italia? Pensate: negli Stati Uniti sono 72mila, in Francia 61mila, in Germania 54mila, Giappone 30mila… Senza citare gli altri numerosi privilegi della casta. L’è zénta c’uj piés sté sal cul tal bur…

Il 28 marzo si vota. Verrebbe voglia di starsene a casa. Che siano elezioni regionali o nazionali, poi i voti vengono contati e pesati nella propria città. Allora si potranno vedere politici impettiti (o depressi se perdono), che se avranno ottenuto anche una manciata di voti in più delle comunali si agiteranno spavaldi. Dop i fa i sburòn…

In entrambe le coalizioni sono presenti partiti minori. Non sarebbe male farli crescere a spese di quelli più grossi.

Ma ci sono anche altre proposte, di soggetti partitici e movimenti che si battono con vitalità per un’alternativa a questa brutta politica bloccata dalla partitocrazia. Stavolta uj vò ‘na bèla spazadura…