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Dopo le proteste il Comune mette il “silenziatore” all’Arena
Meno concerti, meno eventi rumorosi e in arrivo anche pannelli anti-rumore. L’amministrazione comunale in vista della prossima stagione estiva conferma l’intenzione di voler applicare parecchi rimedi ai rumori dell’Arena di piazza Repubblica che in estate ha da sempre provocato disturbi e disagi numerosi ai vicini residenti. E proprio per questo da alcuni mesi alcune famiglie hanno avviato pure una causa civile nei confronti dell’amministrazione comunale per chiedere danni.
“Stiamo valutando di diminuire gli eventi conferma Astorre Mancini, assessore alla Polizia Municipale – diradando le serate e gli appuntamenti. Inoltre stiamo valutando di cambiare la tipologia dei concerti. Meno musica rock e più situazioni di musica leggera e intrattenimento”. Insomma si cerca di accogliere le richieste dei cittadini che comunque oramai hanno intrapreso la via legale.
Ed ora il sindaco Marco Tamanti annuncia che porterà in Consiglio un piano di zonizzazione acustica per tutta la città.
“Ci siamo quasi – dice -. Valuteremo il da farsi nei prossimi giorni prima di presentare il piano in consiglio comunale. Di sicuro interverremo sull’Arena, magari con pannelli che possono insonorizzare l’area rispetto ai quartieri, limitrofi e applicando altri accorgimenti”. Dunque per l’Arena della Regina che ha visto esibirsi negli ultimi anni grandi Big della musica internazionale come Lenny Kravitz, Alanis Morrisette, i Negrita e tanti altri ancora è in arrivo il silenziatore. D’altronde non vi sono altri rimedi per ospitare eventi in città. L’idea iniziale di spostare concerti e spettacoli in altre zone come stadio, Parco della Pace o zone periferiche a questo punto pare definitivamente tramontata.
“In questo momento risulta difficile pensare di spostare i concerti” conferma Tamanti. E dunque non che insonorizzare al massimo la piazza e cercare di soddisfare le richieste di tranquillità dei cittadini, oramai esasperati da anni di notti insonni e di rumori continui notturni per il montaggio e lo smontaggio dei palchi da parte degli operai.
di Luca Pizzagalli
IL PD NELLA MORSA TRA IL PRIOLIPENSIERO E IL CAVALLINO BROCCO
(Tratto da La Piazza di settembre)
– Criticare il Pd di Cattolica l’è cume sparè t’un prét tla néva quand al chèga… troppo facile. Sono anni che se la cantano e se le suonano. S-ciafùn a volontà. Ma oggi il priolipensiero assurto alla guida del partito, teorizza addirittura la bellezza dello scontro interno: “Siamo un partito aperto e pronto a discutere quando nascono delle divergenze“. Della serie: l’amore non è bello se non è litigarello. Molti dicono, invece, che trattasi di un pessimo teatrino di nanetti che in sa né ad chèrna né ad pèss.
Il priolipensiero trova la sua ispirazione da quel Giuseppe Prioli che da almeno tre legislature porta gravi responsabilità nella deriva del partito Ds-Pd. Già… consigliere comunale, capogruppo, segretario del partito, assessore e vicesindaco… Ha preso un partito che veleggiava attorno al 50%, poi di elezione in elezione è entrato in dieta… e l’ultima volta il suo cavallino Marco Tamanti l’ha spuntata per appena 303 voti. U j’è da stimés!
Il priolipensiero, una sorta di “pensiero debole” che si taglia con un grissino, quando però si estrinseca diventa un “pensiero ruvido” che riesce a litigare con tutti. Il priolipensiero pare sia stato riesumato in uno degli ultimi scavi archeologici fatti a Cattolica. Il luogo più idoneo per conservarne la memoria alle future generazione (ahinoi!), dovrebbe essere una teca da installare nel Museo della Regina.
Ma volgendo lo sguardo all’operato della giunta del suo cavallino c’è da mettersi le mani nei capelli. Un cavallino che assomiglia molto di più ad un brocco. Adesso è guerra nel partito e tra il partito e la giunta di Tamanti & C. Il partito rivendica un ruolo decisionale nelle scelte amministrative e di uomini, con la minaccia: mé a t’ho fatt e mé a t’armagn. Ma dalla giunta sindaco e assessori dicono (o meglio, dicevano) con spavalderia, fatt da pèrta, ognun al cmanda ma chèsa sua.
La cosa simpatica è che da qualche tempo Tamanti, dopo essere stato ben gasato sopra le righe da amici più o meno interessati, ed essere stato eletto sindaco (a sua insaputa?…) oggi si è convinto che è lui il sindaco (“Lasciateci governare!” – grida) e non ascolta più nessuno. La mi ma la dgiva che la n’era preocupèda d’avé un fiol pataca, ma perché u s’cridiva un génie. Presagendo guai seri per lui e tutta la famiglia. Insomma, un tiston.
Ora il priolipensiero si trova in mezzo al guado: da una parte un sindaco impresentabile che ha un consenso quasi pari a zero, e che trascina sul fondo anche il consenso del Pd. Qui però il priolipensiero è netto: “Il progetto della giunta mi sembra ancora nebuloso“. La resa dei conti tra partito e giunta pare abbia una data: il panettone, ma le dimissioni di Astorre Mancini e Alessandra Angelini hanno scombussolato i tempi. Tamanti fa da parafulmine, ma la responsabilità è anche dei pleonastici consiglieri di maggioranza che lo sostengono. Adesso il cerino è nelle loro mani: sfiducia?
Tamanti sta dimostrando cinismo politico: lo accusano che pur di rimanere a galla stia abbandonando (e lo abbandonano) il progetto politico e gli amici che lo hanno sostenuto. Esperienza fallimentare. A questo punto non si capisce cosa stiano a fare in giunta Tonti, Gerboni e Palmacci. Nell’inconsistenza generale chi rischia di più è Gianfranco Tonti: ha messo la faccia dell’imprenditore di successo, ma dopo un anno il suo operato nel Bilancio, Personale, e Organizzazione lascia molto a desiderare. Bunaza e biancura...
Il priolipensiero come fa a sfiduciare il suo cavallino e affrontare elezioni anticipate? Si accontenta delle dimissioni degli assessori Mancini e Angelini? Quali ulteriori sconquassi subirebbe il già sgarruppato Pd? Però… come si fa a stare a bagnomaria per altri quattro anni? U s’infreida anche i mur.
Sta di fatto che Tamanti è diventato una presenza imbarazzante per molti. Si aspettano le ire prevedibili del “campanile”. Din don… per chi suona la campana?…
Segretario Pd, uomini sull’orlo di una crisi di nervi
Tratto da la Piazza di luglio 2010
POLITICA
Allegro ma non troppo
di Ecci
– Segretario Pd, scene di famiglia sull’orlo di una crisi di nervi. Si potrebbe parafrasare così l’infuocato giugno (nonostante la temperatura autunnale), lo scontro interno al partito. Nella bacheca della sede in via Amici campeggiavano due manifesti con la scritta: “Il Pd c’è!“. Un po’ sullo stile “Per fortuna che Silvio c’è!” del Pdl, o delle vecchie scritte che si leggevano sotto i cavalcavia dell’autostrada, “Dio c’è“. Si diceva ad opera dei Testimoni di Geova. Insomma, ancora un Pd tutto intento a contemplare il proprio ombelico, spacciandolo, come dice Jovanotti nella canzone, per l’ombelico del mondo…
Ricostruiamo l’evento attraverso la lettura dei titoli dei quotidiani locali: “Cento tessere in più per il Pd: sono gli avversari del sindaco“. E già qui ci sono le prime inquietanti avvisaglie per il gruppo Tamanti & Gabellini.
Un passo indietro: dopo l’affermazione del candidato Marco Tamanti nelle primarie e la successiva vittoria elettorale, questo gruppo, come si usa dire, non fece prigionieri. Insomma, fece man bassa di poltrone e incarichi, asseragliandosi in Comune e nel partito. I cosiddetti dissidenti furono dispersi ed emarginati. Ma… la sete di vendetta covava…
“Pd, volano stracci e insulti alla riunione per la segreteria” -“Pd, la guerra dei quattro candidati” – “Il dibattito tradisce le divisioni interne del Pd sulla segreteria“. Spuntano allora quattro candidati: due tamantiani (Mirko Ferrara, alias al giovne antìgh e Franco Tura, alias l’antìgh cal fa al giovne) e due ‘antitamantiani’ (Andrea Parma, alias al dutor di matt e Giuseppe Prioli, alias l’uomo che sussurrava alle cozze).
“La notte del Pd: è guerra tra Prioli e Tura” – “Fuori i giovani, largo ai vecchi. Parma e Ferrara rinunciano alla corsa per la segreteria Pd. Restano le ‘cariatidi’ Franco Tura e Giuseppe Prioli“.
Dunque, vista la determinazione e la moltiplicazione delle tessere dei cosiddetti dissidenti, Mirko Ferrara abbandona per Franco Tura (va avènti té che ma mé um scapa da rid). Anche il giovane Andrea Parma, visto le tensioni e le gravi lacerazioni interne al partito, lascia a favore del sempre fedele al partito a prescindere, Giuseppe Prioli.
“Prioli vince la corsa alla segreteria. Alle urne sconfigge Franco Tura con 124 voti contro 54. Una elezione preceduta da baruffe e litigi” – “Segreteria Pd, vince Giuseppe Prioli: la corrente Tamanti finisce all’angolo”
Il match se lo aggiudica Giuseppe Prioli che stravince su Franco Tura e coglie subito l’occasione per mandare un messaggino: “Prioli: l’amministrazione è insicura e questo la rende un po’ debole“.
L’ala dei don Biagio boys si sente spiazzata, anche perché un centinaio di iscritti, quasi tutti tamantiani, non sono andati a votare. Una persona normale farebbe subito una riflessione autocritica: sarà l’effetto negativo di una giunta Tamanti ormai impresentabile agli occhi dei cittadini. Ma c’è chi la vede diversamente: “Astorre Mancini: una vera restaurazione. Io non sono l’uomo per tutte le stagioni . Votazione scorretta e irregolare che Venturi non ha gestito“.
Contro Mancini si levano alcune voci: “Andrea Venturi: Mancini non sa perdere” – “Pietro Pazzaglini: le parole di Mancini mi sembrano da vecchio marpione della politica“.
Arrivano altri segnali poco concilianti dai cosiddetti dissidenti, che ormai dovrebbero essere considerati ex, visto che ora hanno in mano il partito e possono cuocere a fuoco lento Tamanti, la sua giunta e i suoi consiglieri di maggioranza.
“Nuovo corso del Pd: via tre assessori. Sulla graticola Gerboni, Palmacci e Angelini. Tura denuncia irregolarità nella votazione” – “Con l’arrivo di Prioli l’incubo rimpasto“.
Il sindaco Tamanti accenna una timida difesa della sua giunta, ma sa che dovrà, forse, passare mesi di fibrillazione. Il partito Pd vuole contare molto di più sulle scelte dell’amministrazione. E poi ci sono troppi assessori che i pèr di pèss tal pajèr. Senza dimenticare quel sesto assessore da nominare…
“Tamanti difende i suoi assessori che rischiano il posto“.
E il nuovo segretario che fa? Lo sta aiutando l’estate, perché l’attività politica si attenua. Ma non è dello stesso avviso la città con i suoi cittadini (e turisti), che invece avrebbe bisogno più impegno e idee da parte di chi governa.
“Prioli esclude ‘ribaltoni’ nella giunta. Tamanti frena“.
Va a finire che per il bene della giunta e del partito (il tutto spacciato ovviamente come per il bene della città), si crei una sorta di immobilismo (un tira a campè), appesantito da compromessi e cazzeggiamenti vari.
Al dgiva Pacasòn: u n’amaza più li patachèdie che la spèda…
Astorre Mancini e i rintocchi del campanile
Che sindaco e capogruppo PD confondano il ruolo istituzionale di un presidente con quello del portavoce dell’amministrazione, non meraviglia. Il duo di amici al mare non critica come, da presidente, Del Prete ha condotto la serata, ma quel che, come capogruppo dell’Arcobaleno, il giorno dopo Del Prete rileva circa i gravi problemi emersi nella gestione della RSA: il vero problema. Nemmeno più meraviglia che il duo di amici trotterellino dietro l’assessore Mancini, sperando di essere esempio di buona educazione, oltre che favore di cui ricordarsi per le prossime elezioni della segreteria PD.
La passeggiata (politica) al guinzaglio dell’assessore, è ormai nota e oggetto di voti da parte di chi, con penna ispirata, esalta le gesta dell’assessore Mancini: l’assessore che prende nota, chiosa i regolamenti e non manca occasione per presentarsi come colui che vorrebbe ma non può, accompagnando il tutto con un sospiro verso il palazzo a lui ormai dedicato. Semmai meraviglia lo stesso assessore, persona le cui appartenenze partitiche risalgono alla I Repubblica e che, almeno per questo, una qualche idea dei ruoli politici e istituzionali dovrebbe pur averla. Almeno così ci si era illusi, dopo che Mancini aveva dato fiato al suo pensiero, ripescando un paio di articoli nella Costituzione per ribadire il suo essere assessore di Chiesa per una politica laica. Peccato che in questa stessa Costituzione non sia riuscito a trovare altri articoli che lo convincessero della necessità di avere un’opposizione che non attenda i rintocchi del campanile per esprimere un’opinione. Ma l’assessore è nervoso. È vero che il suo PD non fa una piega, se il suo sguardo è devotamente rivolto alla Domus, se anche la cooperativa spiritualmente a lui vicina ottiene la sua parte, scansando il confronto di una gara grazie agli amati Regolamenti che ormai tutto permettono, pur senza essere in presenza di un “grande evento” da Protezione civile. Ma lo stesso PD ha flebilmente proposto, per moto assolutamente interno, di guardare all’Arcobaleno: mossa sempre utile sotto elezioni e in grado di rompere il giocattolo che sta trasformando il PD cattolichino in una versione riminese senza “Meeting dell’amicizia”. Ecco allora gli strali (a)morali contro Del Prete e il veto onnipotente contro l’Arcobaleno di un assessore Mancini ormai tutt’uno col suo palazzo. E il PD cosa fa? Trotterella.
di Alessandro Bondi
Enrico Del Prete e Marino Ercoles competenti e legittimi Consiglieri Comunali della Coalizione Arcobaleno
Nelle ultime ore sono giunti tanti messaggi di solidarietà nei riguardi dei due Consiglieri Comunali della Coalizione Arcobaleno, ne pubblichiamo alcuni:
Per Enrico e Marino
Chi si batte in maniera disinteressata e con passione civile per i più deboli e per la trasparenza merita solo grande stima e affetto. La “cricca” di Palazzo non ha capito cosa voglia dire la “diversità” di chi ha vissuto e sta vivendo l’intensa esperienza dell’Arcobaleno: persone che pensano con la loro testa, che mettono la loro faccia, che non si piegano a interessi superiori e a inciuci, che non si fanno comprare. Dal Palazzo strillano forte, ma… quando si tira un sasso nel pollaio è la gallina colpita che strilla più forte…
Per Marino e Enrico
La penosa pantomina dell’accoppiata Pd-Idv per delegittimarti e scippare un pezzo della Coalizione Arcobaleno, testimonia la degenerazione dei gruppi dirigenti (o digerenti?…) di questi due partiti. Pensano che dall’alto delle loro poltrone si possa condizionare tutto e tutti. Dimenticano che in tutti questi anni Marino ha contattato e parlato con migliaia di cittadini, e non a caso l’hanno eletto per ben due legislature. Siccome ormai questi partiti pensano solo ai voti come accapparramento di poltrone… chissà che nelle prossime elezioni regionali i cittadini, nell’urna, si ricordino un momentino di questi misfatti…
Un abbraccio, Cecco
Credo che limitarci solo a dare solidarietà ad Enrico tramite posta elettronica non sia assolutamente sufficiente (anche se sacrosanto), propongo di organizzare una conferenza stampa con tutti i rappresentanti delle forze politiche che compongono l’arcobaleno (Marino compreso anche se non più esponente IDV ma forte degli oltre 400 cittadini che alle ultime amministrative si sono riconosciuti in lui) il messaggio che dobbiamo fare passare è quello che la coalizione è viva, è forte e non subisce richiami di nessun genere (poltrone) da una maggioranza assolutamente sorda ed arrogante.
Ciao Roberto Franca.
Cari amici Arcobaleni,
Vi invio queste righe di getto, dopo aver letto il Corriere Romagna con l’inusitato attacco sferrato ad Enrico da Tamanti e Mancini e sostenuto da Ferrara che ne chiede le dimissioni da Presidente di commissione! Ho già parlato con Maurizio Carli ed anche lui ha convenuto, insieme a me, che qualora dovessero fare un passo del genere anche noi daremmo le dimissioni da Presidente delle nostre commissioni, sia in segno di solidarietà con Enrico che, soprattutto, per sottolineare l’insopportabile ingerenza e tracotanza dimostrata da questi “nuovi” amministratori.
Ci leggono in copia i diversi componenti il direttivo PdL-Lega, che sono sicuramente d’accordo con questa nostra posizione.
Sarà poi mia cura redigere un comunicato stampa.
Intanto ci tenevo a ribadirvi la solidarietà mia e del mio gruppo.
Ciao, Cono.