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Tonino Guerra: Un autore, la sua anima

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Tonino Guerra

Tratto da Il Resto del Carlino del 4 Gennaio 2010

Chissà com’erano, a parlare insieme, Fellini e Tonino Guerra. Che cosa s’immaginavano, che cosa si regalavano, passandoselo dalle parole agli occhi. Perché Tonino Guerra ha sognato cose che non c’erano, insieme a Fellini, ad Antonioni, ad Andrej Tarkovskij. E’ stato compagno di viaggio di tutti i loro tuffi nell’ignoto. Basterebbe questo, per pensare che grazie a lui siamo un po’ più ricchi, a questo mondo.

Tonino Guerra ha la voce morbida, impregnata di Romagna. La voce di un maestro elementare, che unisce umanità, calore umano e sapere. Quando racconta, è sempre come se raccontasse una favola a un bambino. Parla di infanzia, di terra, di fiori, di farfalle: storie semplici che si scoprono, alla fine, rivelatrici. Tonino Guerra ha fatto l’artigiano di parole, per tutta la vita. Come poeta, come scrittore, come sceneggiatore. Ha seminato rosari di parole che sono diventate cinema.

Si sono raccontati favole per tutta la vita, lui e Fellini, lui e Antonioni. Guerra è stato uno dei pochissimi col passaporto per emtrambi i mondi: quello visionario, surreale, turbinoso e musicale di Fellini, e quello rarefatto, geometrico e misterioso di Antonioni. Con Antonioni ha immaginato “L’avventura”. Quegli amici su un’isola, una di loro che sparisce nel nulla: e pian piano, quel mistero scolorisce, diviene più piccolo, sparisce nel nulla anche lui. Un giallo senza soluzione! Una cosa rivoluzionaria, nel cinema di quegli anni. Dopo, il cinema non sarà più lo stesso. E “Blow up”, con la partita a tennis senza la pallina. E quella fotografia, che ingrandita all’infinito rivela forse un omicidio, o forse niente. Nel mondo di Guerra, la certezza non è una moneta da tenere in tasca.

Per il talento esplosivo di Fellini, Tonino Guerra ha scritto “Amarcord” e “La nave va”. E ha disegnato la malinconia di “Ginger e Fred”, Mastroianni e la Masina già alla fine, bellissimi e sgualciti. Ha lavorato con Rosi, con Bellocchio, con i Taviani, con Petri, con Monicelli. E ha compiuto un altro miracolo. Ha fatto diventare italiano Andrej Tarkovskij. Il più grande regista russo del dopoguerra, scultore del tempo, genio mistico che viveva schiacciato e umiliato a Mosca. Guerra, che aveva sposato a Mosca nel ’77 Lora Eleonora Kreindlina, che porta come testimone di nozze proprio Tarkovskij, Guerra che parla anche russo, aiuta Tarkovskij a trovare rifugio in Italia, lo porta in giro in Puglia e in Toscana, per trovare i luoghi del suo “Nostalghia”. Ne nasce un film bellissimo: con la sequenza memorabile della candela portata lentissimamente, attraverso la vasca di Bagno Vignoni. La fiamma difesa come si difende la poesia. Fragile, e luminosa.

E’ l’anima del cinema d’autore europeo, Guerra, ha vinto tanti premi. Per i suoi novant’anni, non sarebbe un regalo sbagliato, nominarlo senatore a vita. Fellini, Antonioni, Tarkovskij, Mastroianni, da qualche parte, in quell’universo di cui Guerra ha sentito gli odori, la magia, la poesia, sarebbero felici.

di Giovanni Bogani